Non avendo di mio la parte in questione, non sono in grado di dire se mancasse sul mercato una maschera rilassante per la vagina. Do per buono che le donne ne avvertissero la mancanza e che Belen Rodríguez sia un’imprenditrice con la vista lunga e, quindi, è arrivata per prima a colmare la lacuna. Di sicuro ha sempre dato l’impressione -a me, almeno- di avere una grande attenzione all’estetica e al benessere di quella zona del corpo (ricordate la farfallina a San Remo 2012?) e quindi le do fiducia. La maschera si chiama Mia Libre e ha un sacco di frecce al proprio arco, come certe pozioni miracolose che venivano vendute nel Far West dell’Ottocento e curavano tutto: dalla gotta alla tosse asinina. Questa -assicura Belen nel filmato di lancio del prodotto- “idrata, lenisce e aiuta a ridurre rossori e discomfort rispettando il naturale equilibrio della pelle”. Poi ci sono dei claim che capisco poco -il mio corpo, il mio ritmo, la mia essenza- ma immagino che i potenziali clienti che visiteranno il sito della showgirl prestata alla cosmesi intima presteranno più attenzione alle istruzioni per l’uso corretto della maschera, illustrate da Belen stessa, che si presta a far da modella. Quella dell’estetica delle cosiddette parti basse è una nuova frontiera della cura di sé. Problemi e inestetismi ci sono sempre stati, ovviamente, ma ciascuno se li risolveva da solo, nell’intimità della propria stanza da bagno. Al massimo parlandone sottovoce con l’estetista di fiducia, a porta chiusa. Da qualche tempo, invece, colgo segnali inequivocabili di… apertura a trattare la cosa alla luce del sole. Si usano ancora perifrasi tipo il pudico “là sotto” e l’ultima frontiera dell’intimità -le mutande- resiste al proprio posto (guardatevi lo spot in cui Big Mama mostra come curare la zona intima femminile con un prodotto Gillette) ma, insomma, non siamo distanti… Proprio ieri parlavo di dress code violato. Mi chiedo se anche questo -il “code” del pudore- non sia un ulteriore sgarbo che noi facciamo all’estetica del tempo che viviamo. Ma come diceva Alessandro Manzoni, sarà la prospettiva più fredda e distaccata dei nostri figli (i posteri) a giudicare la qualità di questi giorni.
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Boh, sì, ti credo sulla parola. Ma che c’entrano le malattie col lenimento del rossore?
Dunque sicuramente il buongusto è lontano. MA se questo è il segno (evidente e chiassoso, per carità) di un interesse maggiore e più generalizzato per la salute generale femminile, ben venga. Storicamente, la ricerca medica si è concentrata principalmente sugli uomini, con conseguente mancanza di dati e comprensione specifica delle malattie che colpiscono le donne. Fino al 1993 FDA consentiva studi clinici con solo soggetti maschili e questo ha portato al fatto che le donne siano più soggette agli effetti collaterali delle medicine comunemente somministrate. Sono spesso applicati stereotipi di genere e il dolore delle donne è molto più sottovalutato in campo medico (le donne hanno tre volte più recettori del dolore rispetto agli uomini).